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La protesi corticale Orion (TM) di Second Sight Medical Products, riceve un importante finanziamento per proseguire nella sperimentazione

E’ del settembre u.s. la notizia che l’azienda Second Sight Medical Products, ha ricevuto dal National Institutes of Health (NIH) 1,6 milioni di dollari, al fine di sviluppare la protesi corticale OrionTM di sua realizzazione. Finanziamento che è previsto arrivi sino a 6,3 milioni in cinque anni, previo controllo e approvazione da parte dell’ente finanziatore. *n.d.r. NIH è l’agenzia di ricerca medica, la quale comprende 27 istituti e centri ed è una componente del Dipartimento di Salute e Servizi Umani degli Stati Uniti. L’agenzia conduce e supporta la ricerca medica di base, clinica e traslazionale e sta studiando le cause, i trattamenti e le cure per le malattie sia comuni che rare *La sovvenzione NIH è finalizzata a sostenere il progetto “Prime Prove Cliniche di Fattibilità per una Protesi Corticale Visiva” (protesi sviluppata da Second Sight), che ha preso avvio con un primo impianto sull’uomo nel gennaio 2018.Il finanziamento sarà a disposizione per le attività cliniche in corso e programmate, e sarà utilizzato per soddisfare determinate esigenze relative alla sperimentazione, quali per esempio:

  • Condurre e supportare i test clinici su cinque soggetti impiantati con la protesi visiva corticale Orion™;
  • Valutare l’affidabilità di Orion™;
  • Creare e testare mappe spaziali con più metodi di mappatura spaziale;
  • Stabilire e convalidare un processo di adattamento per Orion™;
  • Dimostrare miglioramenti funzionali obiettivi;
  •  Sottoporre e ottenere l’approvazione del dispositivo sperimentale da parte della Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e l’approvazione del comitato di revisione istituzionale per uno studio clinico più ampio e conclusivo approvato dalla FDA;
Second Sight Orion I Brain Implant

Fonte immagine: Internet
Second Sight Orion I Brain Implant

Il sistema proposto da Second Sight, già produttrice della protesi visiva epiretinica Argus II, avvalendosi proprio delle esperienze ventennali acquisite nell’ambito di queste protesi e, in particolare, sulla neuro modulazione, con l’impianto Orion™ si prefigge, applicando un principio simile, di aggirare tutte le componenti oculari compreso il nervo ottico, andando ad impiantare il dispositivo direttamente presso la corteccia visiva.Will McGuire, Presidente e CEO di Second Sigh, a tal proposito ha dichiarato: “Siamo lieti di collaborare con i ricercatori del NIH e apprezziamo profondamente questa sovvenzione poiché miriamo a far progredire Orion e a lavorare per l’avvio di uno studio clinico finale per ottenere l’approvazione della FDA. Con questa sovvenzione, siamo un passo avanti nel portare Orion in un mercato più ampio che potenzialmente tratta un segmento di milioni di individui ciechi in tutto il mondo che non hanno alternative”.Per far comprendere meglio il tema, prendiamo a riferimento sinteticamente il sistema ormai collaudato Argus II prodotto sempre da Second Sight – (ad oggi nel mondo sono stati già impiantati 310 dispositivi di cui 52 in Italia). Argus II comprende una videocamera esterna indossata dal paziente, la quale trasmette le informazioni visive tramite un processore a un impianto di elettrodi, posto in posizione epiretinica, nella superficie interna della retina. Da questa posizione l’impianto stimola direttamente le cellule gangliari più interne, scavalcando gli altri strati della retina ed evitando i fotorecettori danneggiati dalla Retinite Pigmentosa o dalla Maculopatia (fotorecettori, che sappiamo, quando sani, convertono la luce in un segnale elettrico). Questi stimoli, attraverso il nervo ottico arrivano alla corteccia cerebrale visiva, ed elaborati dal cervello, sono tradotti in percezione visiva delle immagini (occorre ovviamente precisare che per il paziente è necessaria una riabilitazione visiva ortottica, più o meno lunga, per fare comprendere al cervello questo nuovo modo di “vedere”).

L’impianto Orion™ applica un principio simile, ma aggira del tutto l’occhio. È impiantato sulla superficie del cervello, vicino alla corteccia visiva, stimolandola direttamente con i segnali ricevuti dalla videocamera indossabile, dopo che gli stessi sono opportunamente elaborati.

Una grande sfida quindi, che ci porta a riflettere, sulle varie difficoltà di realizzazione di tale dispositivo, per esempio: nell’impianto Argus II, al di là delle complessità che esso comporta, la distribuzione dei pixel per ogni elettrodo è ben definita nel suo posizionamento rispetto all’immagine acquisita, mentre per Orion™, oltre al sito di posizionamento, intuitivamente “delicato”, ancora non si conosce bene nella completezza, come il segnale elettrico, dal nervo ottico, venga distribuito nella corteccia visiva. Occorrerà quindi, come ben evidenzia l’azienda tra i suoi obiettivi, creare e testare molteplici mappe spaziali con più metodi di mappatura, al fine di trovare una soluzione funzionale ottimale.

I vari lavori in ambito della ricerca su questo tema e l’esperienza acquisita negli anni da parte dell’azienda Second Sight, ci confortano nel considerare e sperare che anche queste difficoltà potranno essere superate al meglio.

 


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