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DEGENERAZIONE MACULARE LEGATA ALL’ETÀ IN FORMA ESSUDATIVA: SUL FRONTE DELLE TERAPIE DUE NUOVI FARMACI IN ARRIVO…

E’ notizia di questi ultimi mesi che l’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali)*, sta valutando due nuovi farmaci per il trattamento della forma essudativa della Degenerazione Maculare Legata all’Età (DMLE), al fine di autorizzarne l’immissione in commercio negli stati dell’EU. I due farmaci in questione sono:  Brolucizumab e Abicipar Pegol.

La DMLE, nelle sue forme atrofica (secca) ed essudativa (umida), è in aumento nel mondo occidentale, e in particolare in Italia, a causa dell’invecchiamento complessivo della popolazione. La forma umida, nonostante coinvolga solo il 10-15 % dei pazienti, risulta essere la maggiore causa della perdita visiva tra il totale dei soggetti affetti da DMLE.

Nel tempo, la ricerca, per contrastare la forma umida contrassegnata da una crescita anomala di vasi sanguigni nella retina (neovascolarizzazione), ha sviluppato varie strategie, passando dalla terapia laser degli anni ‘80, alla terapia fotodinamica e, infine, alla terapia anti-VEGF atta a contrastare/bloccare il fattore di crescita endoteliare (VEGF) per quanto responsabile della neovascolarizzazione patologica.

Oggi, con quest’ultimo tipo di terapia praticata mediante iniezioni intravitreali, si stanno ottenendo buoni risultati, tuttavia, la durata limitata dell’efficacia degli attuali anti-VEGF, costringe a trattamenti abbastanza frequenti i quali, anche se la procedura applicata correttamente è sicura, oltre ad essere invasivi, non sono totalmente esenti da rischi. Brolocizumab e Abicipar Pegol rappresentano l’impegno e l’orientamento della ricerca finalizzata ad ottimizzare l’efficacia del trattamento e a distanziare la frequenza delle iniezioni.

Brolocizumab (RTH258) è un frammento di anticorpo umanizzato a singola catena che risulta essere un elevato inibitore del VEGF-A. In due studi (HAWK e HARRIER), multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, della durata di 96 settimane e a dosi differenti, sono stati trattati oltre 1800 pazienti, confrontando Brolocizumab vs Aflibercept. Dopo la prima iniezione, seguita, alla  4a e 8a settimana, dalla seconda e dalla terza, Brolocizumab è stato somministrato, normalmente, ogni 12 settimane, ridotte a 8 in presenza di segnali di ripresa attività della malattia, per tutto il restante periodo; Aflibercept è stato, invece, somministrato sempre  ogni 8 settimane. Sintetizzando i risultati, Brolocizumab ha dimostrato, dopo le prime tre iniezioni, di poter mantenere nel 83% (HARRIER) e 87% (HAWK) dei pazienti, il trattamento a 12 settimane sino alla settimana 48 e in oltre il 50% dei pazienti sino alla settimana 96, di avere un’elevata capacità di diminuzione del fluido retinico, e avere degli effetti avversi paragonabili ad Aflibercept.

Abicipar Pegol,  deriva da un nuova classe di farmaci noti come terapie DARPin®, le quali, progettate in ambito della bioingegneria, hanno condotto allo sviluppo di proteine di piccole dimensioni ​che imitano gli anticorpi, le quali possiedono un potere di penetrazione nei tessuti superiore,  e possono essere orientate per avere alta specificità e conformità con l’obbiettivo scelto. I due studi multicentrici, randomizzati denominati SEQUOIA e CEDAR, comparativi di Abicipar vs Ranibizumab, hanno coinvolto i pazienti dividendoli in tre gruppi. Il primo anno (52 settimane), i pazienti hanno ricevuto rispettivamente: 1° gruppo) tre iniezioni mensili di 2 mg di Abicipar seguite da un’iniezione ogni 8 settimane, il 2° gruppo) due iniezioni mensili di Abicipar 2 mg seguito da un’iniezione dopo 8 settimane e successivamente ogni 12 settimane e il 3°gruppo) una iniezione mensile di Ranibizumab.

In sintesi, alla fine del primo anno Abicipar Pegol ha dimostrato nel complesso, con una frequenza di iniezioni minore,  la non inferiorità al Ranibizumab nel mantenere la visione stabile, risultato che si è evidenziato anche nel trial del secondo anno. Tuttavia si è registrata una percentuale di infiammazioni intraoculari superiore: 15%  rispetto al <1% del Ranibizumab.  Per ovviare a questo inconveniente l’azienda ha provveduto alla riformulazione del prodotto ed ad avviare un ulteriore studio (MAPLE) condotto su 123 pazienti, con il prodotto così riformulato. La verifica successiva ha riscontrato valori di infiammazione inferiori rispetto ai precedenti: circa 8,9% maggiormente giudicate lievi o moderate, con un’incidenza  delle gravi de1 1,6% derivanti da un caso di irite e uno di uveite.

In conclusione, per l’immissione in commercio di questi due nuovi trattamenti, non rimane che attendere come si pronuncerà l’EMA. Per il Brolucizumab, la cui richiesta è stata presentata a marzo u.s., il pronunciamento potrebbe arrivare entro fine anno/inizio 2020, mentre per  l’Abicipar Pegol  presentato in agosto u.s., si presume la seconda metà del 2020.


*EMA (European Medicine Agency)

L’EMA è l’Agenzia Europea per i Medicinali, che ha il ruolo di garantire la valutazione scientifica e la sicurezza dei medicinali per impiego umano e animale, e di monitorare il loro uso nel tempo.

In particolare per quanto riguarda i medicinali innovativi per uso umano, avvalendosi del parere del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP), ne autorizza l’immissione in commercio che in ultima istanza viene rilasciato dalla Commissione Europea.


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